La zattera non è la riva e la vita non è una sequenza di obiettivi.

La zattera non è la riva e la vita non è una sequenza di obiettivi.

 

Chi si lascia guidare dal ‘pensare per obiettivi’ ha un problema altamente sottovalutato.

Lungo tutto il percorso che precede la realizzazione di un obiettivo, c’è una voce che continua a ripetere “Non sei ancora arrivato”.

E magari quella vocina si fermasse lì.

Il fatto è che lo scopo degli obiettivi è violentemente frainteso.

Atrocità e violenza degli obiettivi nel quotidiano.

Ecco come funziona un obiettivo.

Ad un certo punto ti metti in testa che vuoi qualcosa.

Così ti ripeti,  “Voglio ottenere/realizzare _ _ _ _ _ _”

Da questo momento in poi sei portato a pensare e sentire:

“Saprò che ce l’ho fatta quando avrò realizzato _ _ _ _ _ (quello che hai stabilito)”. Perciò inizi a fare tutto quello che è nel tuo potere per tirare, al più presto, un sospiro di sollievo.

Questo vuol dire che, nel frattempo, la tensione creata dall’obiettivo ti farà vivere  in uno stato di carenza proprio perché ancora non hai quello che vuoi.

Gli obiettivi sono da sfigati 

Si capisce che è una battuta volutamente provocatoria?

La verità è che gli obiettivi funzionano bene nelle situazioni semplici. Ma nel mondo in cui viviamo oggi, le situazioni semplici sono rare.

Non sai che piega prenderà la tua carriera fra un anno. Non sai come evolverà l’economia, o quale nuova tecnologia cambierà le carte in tavola. E anche la tua sfera personale è altrettanto imprevedibile.

Il futuro è una bolla gonfia di complessità, soprattutto se si guarda un po’ più in là dei prossimi 4/6 anni.

E questo vuol dire che le tue probabilità di scegliere l’obiettivo migliore sono minime e le probabilità di realizzarlo sono ancora minori perché siamo accerchiati da bersagli mobili.

Comunque, anche se qui lo scopo non è screditare il valore degli obiettivi, sono sicuro che anche a te dispiace vedere tante persone che spendono una vita a ‘pensare per obiettivi’, senza avere un *sistema* per l’esecuzione reale.

Questa situazione si ripete in molti ambiti.

  • vale per le diete
  • vale per il fatturato
  • vale per le terapie
  • vale per i risparmi
  • vale per la prova costume
  • sì, vale anche per quel chiodo fisso che ti ha fatto perdere ore ed ore di sonno..

 

Il limite degli obiettivi.

 

“Quando non siamo più in grado di cambiare una situazione… Siamo sfidati a cambiare noi stessi.“ Viktor Frankl

Tutto il tempo che ti separa dal raggiungimento del tuo obiettivo sarà connotato da uno stato in cui non sei al tuo meglio e continui a sperare che ti potrai sentire bene al momento del traguardo finale.

In questo modo ti abitui a vivere in uno stato di speranza focalizzato sull’aspettativa di un risultato e, soprattutto se si tratta di obiettivi a medio o lungo termine, dovrai sopportare questo stato di carenza del risultato desiderato per un lungo periodo di tempo.

Solo quando ti avvicini alla realizzazione definitiva del tuo obiettivo, inizi a ricevere dei riscontri positivi. Prima di quel momento, però, ci sono una sfilza di fallimenti e/o di stati mentali ed emotivi basati sulla carenza.

La cosa si fa interessante proprio quando si arriva al traguardo finale.

Un finale incompiuto.

 

Infatti, basta ascoltare le storie dei  professionisti che raggiungono le vette più alte della loro carriera per riscontrare che, in molti casi, il resoconto è deludente.

Contrariamente a quello che si pensa non descrivono la sensazione piacevole di chi ha raggiunto il punto più alto di una serie di eventi che dovrebbero condurre ad uno stato di forte intensità.

Anche gli sportivi che arrivano alla fine di una prova spesso dicono  “Non mi aspettavo una sensazione simile. Mi aspettavo qualcos’altro”.

E’ un po’ come nel finale di certi film in cui, invece, di un crescendo, o di un lieto fine, o di un senso di completezza, c’è una conclusione che non è all’altezza del resto della storia. A volte è un finale troppo ovvio o il film si conclude  senza un vero finale. In una parola,  sperimentano l’anticlimax.

La conseguenza è che il momento in cui arrivano dove volevano devono iniziare qualcosa di  nuovo e quindi devono perseguire un nuovo obiettivo.

Un cartello segnaletico senza emozioni.

“Tutto può essere tolto ad un uomo ad eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane – poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.“ Viktor Frankl

In parte succede perché c’è qualcosa di veramente insoddisfacente nel momento in cui si raggiunge l’obiettivo. Infatti, a meno che la ricompensa e i vantaggi finali non siano evidenti, non può succedere nulla se si tratta solo un di cartello che segnala la fine di un percorso.

Un cartello non ha un grande potere di nutrire emotivamente e psicologicamente.

L’unica cosa che riesce a significare è “devo trovare un nuovo obiettivoe si riparte alla ricerca di un nuovo cartello.

Quindi se si vuol guardare alla vita come una serie di obiettivi che si susseguono, e per molte persone è proprio così, questo vuol dire che le persone che procedono in questo modo si allenano ad accettare di vivere lunghi periodi d’insuccesso, per poter tirare un sospiro di sollievo solo quando appare l’agognato cartello che segnala il traguardo.

Rialzare la posta

 

Quindi centrare un primo bersaglio e sentire che non si è ottenuto un granché, spinge a passare ad un bersaglio successivo per poi rivivere la stessa insoddisfazione.

Come s’intuisce, ripetere  questa tiritera all’infinito è usurante perché la vita non è una partita a freccette.

 Un esempio del tentativo di far rientrare le emozioni dalla porta di servizio, invece che dalla porta principale, viene suggerito dal modo in cui vengono usati gli orologi smart.

Hai presente gli smart watches? Bene. Quando una persona arriva a 10.000 passi l’orologio emette un segnale acustico. Quel segnale è confortante e genera un piacevole senso di gratificazione che però si estingue in un minuto. L’attimo successivo ci si sente un po’ vuoti e, nel tempo,  ci si sente portati ad aumentare l’obiettivo.

Infatti, le persone che usano gli smart watches raccontano di sentirsi portate a  passare dai 10 ai 13.000 passi e poi ai 15.000 e così via,  fino al punto in cui si procurano delle lesioni fisiche provocate dallo stress e dalla pressione dell’obiettivo.

 In sostanza: le persone danno più retta all’obiettivo e meno ai loro segnali interni perché, fondamentalmente, all’interno c’è qualcosa che non le soddisfa.

 

La ragione per cui una sequenza di obiettivi viene esasperata, e diventa sempre più intensa, dipende dal fatto che gli obiettivi non hanno il potere reale di dare qualcosa a chi li raggiunge. In termini generali, questa è la ragione per cui il processo di definizione degli obiettivi spesso può fare più male che bene.

 

Silhouette of young woman in lotus position sitting on the beach and medditating

 

Come uscire dal dominio degli obiettivi.

In molte situazioni sia professionali che personali, ho potuto verificare che le persone che si lasciano dominare dal “pensare per obiettivi”, danno una buona attenzione alla definizione di ciò che vogliono, ma non investono altrettanta dedizione a ciò che favorirà il percorso che conduce al risultato finale.

Quindi, invece, di farsi dominare dagli obiettivi, si può mettere in moto un sistema che aumenta le probabilità di successo nel breve termine.

Fai in 90 giorni più di quello che gli altri fanno in 1 anno.

Questa è quella che io chiamo “La Via della Remontada”.

[Vedi in fondo per scaricare la Guida in versione pdf]

Qualunque sia la tua definizione di successo investi su un sistema che ti aiuta a vedere i primi risultati entro i prossimi 90 giorni,

Ed ecco cosa succede a chi (anche se NON sa esattamente quello che vuole) ha un ***sistema*** per ottenere risultati brillanti.

Soprattutto gli imprenditori e i professionisti insoddisfatti dei risultati che ottengono nella gestione dei propri obiettivi professionali, sperimentano una conseguenza principale.

Smettono di sforzarsi per raggiungere gli obiettivi che non li fanno dormire la notte ed investono le loro energie su un sistema che “crea un business intorno alla loro  vita, invece di creare una vita intorno al loro business”.

Si tratta di predisporre un sistema di esecuzione e di rispettarlo.

Così si è  sicuri che si possono far succedere le cose. E così, invece, di pensare ad un obiettivo, che per lunghi tratti ti farà sentire fuori luogo, con  un sistema di gestione delle tue prestazioni, ti ritrovi a fare progressi ed ogni giorno avanzi brillantemente nel tuo percorso. Devi solo rispettare il tuo sistema.

In questo modo non arrivi solo a realizzare quello che vuoi. Realizzi quello che vuoi e lo fai all’interno di una cornice più sana e molto più efficace  e lungo il percorso ricevi i feedback positivi necessari al tuo scopo.

La distinzione che segue è cruciale.

Obiettivi vs Sistema

Ad esempio:

  • Se sei un allenatore, l’obiettivo è vincere il campionato. Il tuo sistema è ciò che la tua squadra mette in pratica ogni giorno.
  • Se sei uno scrittore, l’obiettivo è scrivere un libro. Il tuo sistema includerà un piano e il calendario da seguire ogni giorno.
  • Se sei un maratoneta, l’obiettivo è vincere una maratona. Il tuo sistema includerà il piano degli allenamenti settimanali e mensili.

E se sei un imprenditore, qual è il tuo obiettivo principale nei prossimi 90 giorni? E qual è il sistema che ne faciliterà l’esecuzione?

La mente, il corpo e le emozioni: il tuo  sistema

Attenzione: La tua mente, il tuo corpo e le tue emozioni, costituiscono già un sistema.

Il tuo sistema di gestione delle tue prestazioni deve essere orientato al mantenimento del tuo benessere mentale, fisico ed emotivo.

Quindi, per creare il tuo sistema devi organizzare le attività che  rispondono ad una domanda come questa:

Cosa devo fare per sentirmi bene riguardo a ciò che mi fa andare avanti nel mondo in cui vivo e verso qualunque sia lo stato mentale e fisico che voglio sperimentare ogni giorno?

 

Gli obiettivi non fanno una cosa simile. Si limitano a fissare dei cartelli che dovresti guardare da lontano e verso i quali provi ad   avvicinarti.

Perciò i sistemi sono un modo molto più concreto per coinvolgere il mondo – dentro e fuori di te – verso un particolare fine e/o uno specifico  risultato.

Il rovescio della medaglia.

“Ciò che l’uomo necessita davvero non è uno stato di mancanza di tensione ma piuttosto il lottare e sforzarsi per qualche obiettivo degno di lui. Ciò di cui ha bisogno non è alleviare la tensione a tutti i costi, ma la chiamata di un significato potenziale che attende di essere soddisfatto da lui.“  Viktor Frankl

 

Comunque c’è un altro lato della medaglia. Altrimenti non esisterebbe alcuna medaglia.  Infatti, all’interno di un sistema di gestione delle prestazioni, c’è un modo nobile per interpretare i nostri  obiettivi.

Gli obiettivi andrebbero visti come degli insegnanti.

Un vero insegnante è solo un veicolo.

Un vero insegnante non impone la propria verità all’allievo. E anche gli obiettivi hanno questo ruolo. Un obiettivo è solo un veicolo per descrivere il dinamismo dello stato attuale delle cose.

Un insegnante non ha la verità. E’ un veicolo per descrivere la verità.

Un dito che indica la luna non è la luna, giusto? Un dito è come un cartello segnaletico. E’ necessario. Altrimenti non sapresti dove guardare per vedere la luna. Ma non va confuso con ciò che indica.

Quindi, a ben vedere, più che degli insegnanti, la nobiltà degli obiettivi sta nel fornirci degli insegnamenti. E un insegnamento è come una zattera che ci traghetta da una parte all’altra della riva.

Ma la zattera non è la riva. Dunque, una persona intelligente non si carica la zattera sulle spalle, dopo essere approdato sulla nuova riva.

L’Obiettivo in un sistema di gestione delle prestazioni

In un sistema di gestione delle tue prestazioni un obiettivo è la zattera che ti permette di attraversare il fiume fino all’altra riva.

Questo vuol dire che hai una coscienza più completa del fatto che l’obiettivo che hai fissato è solo una zattera che favorisce il tuo percorso.  Dunque, quello che conta davvero è ciò che imparerai durante il percorso.

Quindi, contrariamente a quello che spesso si pensa, anche gli obiettivi sono solo dei mezzi. Veicoli di cui non siamo nemmeno i proprietari.

Perciò, prima, durante ed anche dopo, non c’è ragione di attaccarsi al mezzo che ci traghetta sulla nuova sponda. Costerebbe troppe energie e anni inutili di fatiche.

Meglio, molto meglio,  usare un sistema.

Ed anche chi  NON sa esattamente quello che vuole..

..con un buon ***sistema*** può ottenere risultati brillanti.

 

Bene, non c’è altro da aggiungere, ma se vuoi fare un regalo ad un tuo amico imprenditore o professionista, condividi pure le 5 domande a pag. 40 della Via della Remontada.  Ci sono molte probabilità che ti sarà riconoscente.