Come riconoscere se hai una Mente Intraprendente ed evitare frustrazioni inutili

Mente intraprendente senza frustrazioni inutili

Nei giorni scorsi ho incontrato professionisti ed imprenditori che,  per quanto diversi fra loro, manifestavano il desiderio genuino di comprendere come sfidare la crisi  senza rompersi l’osso del collo.

Qual è l’approccio per “far succedere le cose” e smettere di giocare in difesa?

A questo proposito t’invito a guardare il video che trovi sulla homepage. E’ rivolto proprio a chi è sul punto di valutare se è ora di uscire dalle retroguardie e se questo è davvero il momento storico per mettere in moto tutto ciò che serve per essere in prima linea.

Ho realizzato il video pensando a chi è  stanco di non avere più tempo per sé e vuole conquistare una vera indipendenza economica. Potrà  apprezzarlo anche chi si rende conto della carenza di stimoli  nel proprio ambiente e chi riconosce quanto è importante dare un senso al proprio posto nel mondo.

In parole semplici, lo sviluppo della Mente intraprendente può essere riassunto dall’incontenibile desiderio di continuare a crescere sia al livello personale che professionale.  Un desiderio di crescita che, in tempi di cambiamenti così rapidi, ha bisogno di essere alimentato dalla capacità d’imparare più velocemente che in ogni altra epoca.

Ogni azienda è una “scuola”.

Le aziende sono luoghi di apprendimento. In questo senso è utile chiedersi cosa succede se all’interno delle aziende si rinforza la procrastinazione e/o il perfezionismo? In effetti nei luoghi di lavoro s’impara di tutto. Eppure, osservando con attenzione le scelte di molti professionisti ed imprenditori, sembra che nulla li abbia preparati allo sviluppo di una mente intraprendente. D’altra parte, la nuova stirpe di  imprenditori che oggi sceglie di essere in prima linea, per affermare fino in fondo la propria leadership, apprezza sinceramente un approccio pratico che li aiuti nel “pensare a ripensare” le proprie strategie per sfidare ogni crisi.

Neanche a dirlo, ripensare ciò che serve per mettere in moto le proprie prestazioni è molto diverso da ciò che il modello educativo attuale trasmette  da molti anni. Il modello educativo con cui ci confrontiamo tutti veicola una cultura, informazioni e  messaggi  utili nel comprendere cosa fare per mettere a fuoco lo svolgimento di  attività e descrive cosa fare o non fare, etc. ma non promuove la flessibilità di pensiero necessaria a risolvere i problemi. Né  facilita l’apprendimento o quali domande porre a se stessi. In altre parole, non aiuta a “pensare i propri pensieri”. Di fatto, imparare a pensare in modo flessibile è l’abilità centrale nell’approccio verticale che condivido con i miei clienti (Per intenderci, l’approccio verticale è il modello di coaching che promuove lo sviluppo della mente intraprendente.)

Non a caso, chi sceglie di essere in prima linea  ha la necessità di ripensare rapidamente le proprie strategie di successo perché o s’impara rapidamente cosa serve per essere in prima linea o, per come si mettono le cose in molti settori, ci si ritroverà ad essere puniti per la lentezza del proprio modo di pensare. Per questa ragione, la rapidità di apprendimento delle strategie per sfidare ogni crisi rappresenta la discriminante tra il tornare nelle retroguardie o restare in prima linea per esprimere fino in fondo la propria leadership.

D’altra parte, finché ci si lascia cullare da un approccio orizzontale che promuove un modo di lavorare sequenziale, quantitativo e ripetitivo ci si lascia sedurre dall’idea di dover lavorare una vita intera continuando a correre dietro ai problemi o a soluzioni pre-confezionate e provenienti dall’esterno. Insomma, il modo più crudele per riassumere in una parola, la tendenza dell’approccio orizzontale è la ripetizione. Una ripetizione meccanica e noiosa di modi di pensare obsoleti, improduttivi ed incompatibili con questo momento storico.

Non si tratta, dunque, di rinunciare ad essere in prima linea e di rassegnarsi ad un ruolo nella  retroguardia. La sostanza è che la ripetizione noiosa di modi di pensare che non stanno producendo i risultati auspicati conduce dritti alla morte di una delle facoltà vitali per una mente intraprendente: l’immaginazione. C’è poi un aspetto, che abbiamo esplorato nella scorsa edizione di “Genesi Segreta delle Prestazioni Superiori”, che mi pare altrettanto cruciale.

Il lato oscuro della resilienza emotiva. 

Un modo semplice per riconoscere chi ha una Mente Intraprendente emerge dalla distinzione tra persistenza e tenacia. La persistenza riguarda, appunto, la ripetizione di qualcosa nel tempo. La tenacia, invece, è una qualità umana. Nondimeno, il mito della persistenza risulta fuorviante perché suggerisce di continuare a ripetere la stessa operazione finché non si ottiene un certo risultato. Un po’ come succede con i bambini capricciosi. Un genere di insistenza che, come ha notato Seth Godin, può diventare perfino inopportuna o fastidiosa. D’altra parte, la tenacia è la qualità umana che permette di continuare ad imparare ciò che serve  per prendere nuove decisioni, alternative alle precedenti, al fine di conquistare l’obiettivo desiderato.

Il punto è che in molti oggi non si rendono conto che stanno persistendo nel ripetere azioni o strategie  superate. Dunque, prima di salutarti, auguro a te, a me e a chi sceglie di essere in prima linea di rinforzare la propria tenacia mentale per imparare a salire al proprio livello superiore ed  onorare la propria Mente intraprendente.

Per sfidare ogni crisi

Maurizio Tucci