Cosa garantisce uno stato permanente di stress? Spesso non abbiamo una motivazione così forte da proteggerci dal predatore più insidioso del nostro spirito d’iniziativa.
Sto parlando dello stress.
Recenti studi sulla ‘biologia del coraggio’ danno una risposta molto convincente su ciò che serve per portare a termine ciò che abbiamo iniziato.
Quando siamo stressati, il cervello fraintende con insistenza ciò che ci renderà felici.
In termini molto semplici perdiamo la capacità di ricordare ciò che conta di più per ciascuno di noi. Questa carenza, insieme ad un’autocritica scomposta, rappresenta a pieno titolo, la coppia che viola le leggi fondamentali di ogni iniziativa umana.
Sono i due gangster delle tue iniziative!
Per gioco, parlo di stress ed autocritica come dei “Bonnie and Clyde” che fanno a pezzi il coraggio e crivellano di colpi la volontà e lo spirito d’iniziativa. Solo che la famigerata coppia del crimine era sempre in prima pagina e i due gangster dello spirito d’iniziativa passano tutto il tempo a nascondersi.
Dove si nascondono i due gangster dello spirito d’iniziativa?
Ecco una storia sul desiderio di continuare a crescere.
Alla fine degli anni 90 condividevo questa storia in un ciclo di corsi sulla ‘gestione dello stress’ rivolti ai Vigili del Fuoco. Grazie ad uno storico Istituto di PNL di Milano, che mi affidò incarichi di docenza in Lombardia, ho avuto la possibilità di lavorare insieme ad individui che mangiavano emergenze a prima colazione.
Nella parte iniziale del laboratorio introducevo una storia sul comportamento delle aragoste. Avevo scoperto che riescono a non farsi bloccare dal bisogno di proteggersi dai pericoli e che per continuare a crescere mutano periodicamente la loro corazza.
Non serve un genio per capire a cosa serve una corazza, giusto?
Così come non serve un premio Nobel per capire che la rigidità di uno scudo protettivo diventa il principale impedimento alla propria crescita.
Okay, ma cosa spinge le aragoste ad affrontare un cambiamento? Cosa le stimola?
Una sensazione di forte disagio.
Lo stimolo che spinge le aragoste ad affrontare la crescita è un forte disagio. Tant’è che nel primo anno di vita la muta della loro corazza si ripete una decina di volte. Poi continua con una frequenza minore.
Ripensando ad un’analogia con il comportamento umano mi è tornata in mente la battuta di un vecchio maestro: “Le aragoste non potrebbero mai crescere se nel loro mondo esistessero i medici”.
Altrimenti lo scenario sarebbe il seguente. Al primo disagio le aragoste si rivolgerebbero ad un medico e riceverebbero qualche farmaco che riduce l’ansia, sedativi, miorilassanti, etc. E così avrebbero lo stesso trattamento riservato a noi esseri umani.
Si tratta di tre semplici passi che danno l’illusione della felicità e che si possono ripetere per una vita intera. C’è una sensazione spiacevole che crea un disagio, si cerca una via facile per eliminare quell’insieme di sensazioni e solo quando il problema viene soppresso ci si sente sollevati o felici.
Esempi di disagio: la sensazione di essersi allontanati dal proprio percorso, visione sfocata del futuro, paura di sbagliare nella gestione delle responsabilità più grandi, emozioni intense, bisogno di raccoglimento, necessità di ‘ripulire’ la cerchia delle proprie amicizie, ritmi del sonno sfasati, revival di paure infantili, crollo dei valori che non hanno più senso, etc.
Comunque la necessità di sopprimere il disagio è molto comune e, a ben vedere, fa parte del percorso di ricerca di molti esseri umani.
La ricerca umana della tranquillità.
Apparentemente nessuno vuole perdere la propria tranquillità. A me, ad esempio, è subito balenata qualche preoccupazione pensando alla pericolosità e ai rischi che corre l’aragosta nella fase in cui si libera dalla corazza. Chi glielo fa fare?
I polpi, che sono i principali predatori di aragoste, sono capaci di appostarsi per ore in attesa di un loro passo falso. Eppure, nonostante i pericoli evidenti, le aragoste seguono il loro istinto.
Per la nostra salute è meglio seguire ciò a cui diamo valore che sforzarsi di evitare un disagio.
Dunque, nonostante i polpi in agguato, le aragoste seguono l’istinto che le porta a crescere. E noi? Chi sono i nostri predatori? Esistono dei polpi anche per noi esseri umani? Ci sono pericolosi predatori che si mimetizzano nell’ambiente in attesa di un nostro passo falso? Non mi pare. Non mi sembra di vedere predatori fuori dalla mia porta di casa. Ma allora da cosa ci difendiamo? Cosa minaccia la nostra tranquillità?
In effetti la minaccia principale è sotto gli occhi di tutti.
E’ il trionfo della tranquillità!
Possiamo abbassare il volume del disagio, mettere una pietra su ogni sensazione spiacevole e tranquillizzare noi stessi. Ma non senza qualche effetto collaterale.
Se si insiste a lungo con i ‘tranquillanti’ si sperimenta sia un disturbo della memoria a lungo termine, sia una forte limitazione a ricordare le nuove informazioni.
A questo proposito un buon medico potrebbe tranquillizzarci su questi effetti collaterali perché potrebbe dire che la perdita della memoria non compromette ciò che abbiamo appreso e/o quello che abbiamo immagazzinato in passato.
Questo non è un vero trionfo della tranquillità perché oltre ad eliminare il disagio che metteva in discussione lo ‘status quo’ ed alimentava il desiderio di crescere, riduciamo potentemente anche la possibilità di ritenere nuove informazioni, lezioni, apprendimenti, etc.
Tradotto in parole semplici significa che restano vive tutte le vecchie informazioni che creavano il ‘problema’ e viene bloccato il passo alle nuove informazioni che rendono possibile la soluzione.
C’è una via alternativa? Sì e assomiglia alla pubblicità di un gelato.
Due corazze sono meglio di una!
Torniamo alle aragoste. Un aspetto interessante è che nella fase di preparazione creano un esoscheletro proprio sotto alla corazza di cui poi si sbarazzeranno. A quel punto prendono il meglio dalla vecchia armatura, assorbono una grande quantità d’acqua, che fa crescere la nuova corazza fino a rompere e liberarsi da quella vecchia.
Mi piace il fatto che questo gesto di liberazione non è imprudente o sdegnoso. D’altra parte mi fa pensare al fatto che ci sono due false soluzioni molto gettonate.
Fai a meno di queste due soluzioni!
Da una parte c’è chi rinuncia alla crescita e resta intrappolato tutta la vita all’interno della sua stessa corazza. Dall’altra, c’è chi è talmente stanco di quel senso di costrizione che si sbarazza della corazza senza tante cerimonie.
Nel primo caso non c’è solo una rinuncia alla propria crescita. C’è soprattutto il desiderio di restare tranquilli e al sicuro. Quel genere di sicurezza, però, presenta un conto salato perché la spinta interiore alla crescita resta una necessità che non può essere arrestata.
Il secondo caso non è meglio del primo perché sbarazzarsi dallo scudo in modo avventato ed infantile è come fare un rapido passo avanti e due dolorosi passi indietro. E’ evidente che chi vuole liberarsi dai propri schemi mentali limitanti è motivato da un genuino ed irrefrenabile desiderio di cambiare, ma la fretta non è una buona consigliera. E così non fanno i conti con la delicatezza della propria pelle e/o con il proprio retroterra emotivo.
E allora?
“Finché avrai ancora un respiro, combatti. Tu respiri. Continua a respirare.” The Revenant
La lezione che la natura mette a nostra disposizione è semplice e profonda. E ricorda la regola che Clint Eastwood ripete ad una ostinata principiante che vuole diventare campionessa di pugilato. Ricordi anche tu il tormentone del film Million Dollar Baby?
Proteggiti, sempre. Continuamente!
L’aragosta non si lascia comprimere dall’inattualità della vecchia corazza e prima di liberarsene compie alcune semplici operazioni. Prima è attenta ad assimilare i sali minerali contenuti nella vecchia corazza. Poi incorpora il meglio nel suo nuovo guscio. Finché è completamente pronta ad affrontare un cambiamento protetto e sicuro.
L’operazione richiede qualche mese, ma la crescita è garantita e la nuova corazza facilita lo sviluppo continuando a svolgere la sua funzione protettiva. Insomma è importante proteggersi, ma non in modo infantile o in modo da impedire la propria crescita. Qual è un errore tipico?
Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni. [Oscar Wilde]
Ricerche recenti mostrano che più le persone pensano di avere una grande forza di volontà, più sono alte le probabilità che perderanno il controllo quando vengono tentate.
Ad esempio, gli ex fumatori che valutano in modo ottimistico la loro capacità di resistere alla tentazione di una sigaretta, sono quelli che ricadono più facilmente nello stesso circolo vizioso quattro mesi dopo. La stessa cosa succede a quelli che seguono una dieta. I più ottimisti nel valutare la propria capacità di resistenza alle tentazioni sono quelli che hanno meno probabilità di perdere peso e/o di mantenere il peso forma.
Come mai? Non riescono a prevedere dove, quando e perché subiranno un cedimento. E così si espongono tranquillamente alle tentazioni.
I bambini vogliono le caramelle; Le persone intelligenti vogliono l’auto-controllo. [Rumi]
Bene, se t’interessa acquisire un maggiore auto controllo, ecco tre focus.
Tre obiettivi per l’auto-controllo
Autocritica, stress e tentazioni sono i tre principali focus di chi vuole investire sul proprio autocontrollo.
Sono tre obiettivi vitali per chi raccoglie il contributo della ‘biologia del coraggio’ e/o per chi vuole continuare a crescere.
Bene, visto che siamo in conclusione, ecco un’ultima indicazione sul genere di motivazione necessaria per migliorare l’auto controllo.
E’ vero che abbiamo tutti la tendenza a farci trascinare dall’auto critica, ma dare credito ai gangster del coraggio, della volontà e dello spirito d’iniziativa non ti avvicinerà mai ai tuoi obiettivi.
Quindi se l’unica motivazione a migliorare il tuo auto controllo è il desiderio di essere un individuo abbastanza bravo, sarà facile subire un cedimento appena ti sentirai meglio riguardo a te stesso. Dunque, scegli con cura le tue sfide e non accontentarti dei primi risultati.
“Quando c’è una tempesta. E tu sei in piedi di fronte ad un albero. Se guardi i suoi rami, giureresti che cadrà. Ma se guardi il tronco, vedrai quanto è stabile”. The Revenant.
Come restare sul lato luminoso..
Il coraggio e lo spirito d’iniziativa hanno buon gioco solo a patto che resti intenzionale nel tuo modo di affrontare gli eventi sfidanti. E’ così che ti sposti sul lato luminoso dello stress. Ed imparando a restare connesso con gli altri, anche in condizioni di stress, diventi più solido e resiliente emotivamente.
Quello che dobbiamo tenere a mente per restare sul lato luminoso dello stress è che i momenti di stress, sono i momenti migliori per crescere e se usiamo le avversità in modo appropriato ci aiuteranno ad evolvere in un modo che non avremmo mai nemmeno immaginato.
Stay Invictus! ♥
Prossimamente…
♦ Yoga del Focus ♦
Il lato luminoso dello Stress!
[Ingresso libero]
Quando: Domenica 22 Maggio
Dove: Mu.Mi, Museo Michetti, Francavilla al mare (Chieti)
Ore: 16.15 – 18.00
Per info e prenotazioni scrivi a Yoga del Focus: Il Lato Luminoso dello Stress